Questa è la mia opinione con riferimento al trasferimento del giocatore Malcom dal Girondins de Bordeaux al FC Barcellona (come potete leggere qua), quando, però, solo un giorno prima sembrava un affare fatto tra la Roma e il giocatore (come potete leggere qua).
Il club francese non può negare –è arrivato ad admetterlo anche pubblicamente sul suo profilo Twitter– di aver chiuso un accordo con l’AS Roma: infatti, l’AS Roma avrebbe mandato i documenti contrattuali già firmati perché il Girondins li contrafirmasse.
Ciò vuole dire che l’incontro della volontà fra le parti era avvenuto, la concertazione era stata raggiunta; di sicuro tra le squadre, come si può concludere dalle informazioni pubblicate sui media, e molto probabilmente c’era anche l’accordo del giocatore, visto che il suo consenso constituisce un’esigenza insopprimibile per il perfezionamento del contratto di trasferimento, sia a titolo temporaneo che definitivo.
Allo stesso tempo, il giocatore, che punta naturalmente, oltre che alla meta, alle condizioni del contratto di lavoro col nuovo club, sarebbe stato normale che avesse trattenuto il suo consenso al trasferimento fino a quando non avrebbe raggiunto i suoi obiettivi in termini di durata del vincolo, remunerazione (fissa e bonus), etc. col nuovo club (nel nostro caso, l’AS Roma). Di conseguenza, si può affermare con ragionevole certezza che non ci sarebbe stato nessun annuncio da parte del Girondins se il giocatore no avesse dato il suo “via” al trasferimento.
Alla luce di quanto precede, è difficile pensare che gli elementi essenziali dei due negozi giuridici non fossero al momento dell’annuncio del club venditore, i.e., il Girondins, completamente definiti dalle parti, cioè l’AS Roma ma anche il Girondins de Bordeaux e Malcom. Tale conclusione è ovviamente indipendente dal fatto che poi, all’ultimo minuto, sia arrivata un’offerta ritenuta dal Girondins e dal giocatore migliore, in questo caso dal FC Barcellona.
Questa è allora la mia ipotesi:
Se gli elementi essenziali dei contratti (di trasferimento e di lavoro) fossero stati definiti, mancando solo la controfirma del Girondins e del giocatore, l’AS Roma non avrebbe torto a chiedere un indennizo ad entrambi. Prima, però, dovrebbe riuscire a dimostrare che i termini dei contratti di trasferimento e di lavoro definiti nelle trattative equivalgono a termini finali e che, quindi, gli accordi precontrattuali chiusi durante le trattative con il club e il giocatore avevano lo scopo di impegnare le parti alla futura stipula del contratto, i cui termini erano però già definiti. In questo caso, il riferimento per determinare il risarcimento sarebbe il valore totale dei due contratti, i.e., contratto di trasferimento e contratto di lavoro.
In alternativa, sempre e comunque, la Roma potrebbe sostenere che ha nonostante subito dei danni nei confronti del Girondins e del giocatore rappresentati dai costi collegati alle trattative con entrambe le parti; e dunque chiedere l’indennizo corrispondente. Certo che questa prospettiva è, in termini di possibile risarcimento, molto meno interessante di quella precedente.
A prescindere da la richiesta di risarcimento, se la Roma decidesse di intentare una causa contro il club e contro il giocatore, potrebbe farlo davanti alla FIFA. Gli organi competenti per risolvere le richieste di risarcimento contro il Girondins e Malcom sarebbero, rispettivamente, la Camera di Risoluzione delle Controversie e la Commissione per lo Status dei Giocatori (la prima è gratuita, mentre, per fare ricorso alla seconda, bisogna pagare una tassa di registro che non sarà mai superiore ai 5.000 franchi svizzeri e che viene rimborsata se alla fine della procedura non si chiede la versione della decisione nel merito). Questa è la prima istanza, mentre al TAS di Lausanne si può ricorrere in appello.
Questa è una valutazione preliminare della situazione. In ogni caso, se la realtà delle trattative si assomiglia alle vicende come le ho presentate sopra, varebbe la pena valutare di fare causa al Barcellona. Io ci sto.